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 Tecniche

L’innesto è una pratica millenaria, utilizzata fin dai Romani e illustrata dai Georgici Columella e Varrone. Nel XIV secolo il Crescenzi  lo illustra come pratica per sostituire le varietà e anche per mettere a frutto varietà selvatiche o anticipare la fruttificazione.

L’innesto in viticoltura diventa pratica insostituibile nel produrre piante bimembri resistenti alla fillossera; due solo le versioni utilizzate: l’innesto a tavolino praticato in vivaio seguito dalla forzatura e l’innesto eseguito in campo su piante portainnesti.

Gli innesti a tavolino sono definiti a doppio spacco inglese a omega e a incastro multiplo. Sono di facile esecuzione e siccome sono seguiti da forzatura non presentano elevate difficoltà e offrono rendimenti elevati.

Negli anni '80 la pratica dell’innesto inizia a essere utilizzata su piante in produzione con l’intento di cambiare varietà o sostituire cloni rivelatisi non adatti agli obiettivi da perseguire.

I sovrainnesti praticati su viti adulte possono essere a gemma dormiente o vegetante; questo in relazione al momento di prelievo delle marze. Quattro sono le tipologie di innesto praticate in campo.

 

 

Innesto alla Maiorchina

Eseguito su barbatelle "selvatiche" messe a dimora in autunno o  in primavera. Viene utilizzato l’innesto a doppio incastro: l’epoca adatta è fine agosto, le marze sono prelevate semi legnose e innestate immediatamente.

Un doppio taglio sul legno forma la sella che alloggerà la marza opportunamente sgorbiata.

La raffia lega e ferma l’innesto, la saldatura avviene nei giorni successivi; se le condizioni ambientali sono propizie la resa è molto elevata e non ci sono pericoli di scollamento.

 

Innesto a Spacco

Se praticato su piante adulte, è soggetto alle condizioni ambientali e  i ritorni di freddo possono inficiare i risultati, talvolta è soggetto a scollamenti anche dopo alcuni anni dalla sua esecuzione.

Se praticato su piantine con diametro uguale o leggermente superiore alla marza e se eseguito correttamente e a inizio primavera, offre risultati soddisfacenti e duraturi.

 

Innesto T-Bud

Questa tecnica è utilizzata su piante adulte, offre una percentuale di attecchimento molto elevata per via del massimo contatto tra il cambio della marza e quello del ceppo.

L’epoca di esecuzione è molto stretta e cade a cavallo della fioritura per un tempo di circa 40 giorni.

La tecnica va effettuata da mani e occhi esperti per eseguire il taglio corretto della gemma e per poter collocare la stessa nella posizione più efficace. La legatura deve essere fatta con nastri correttamente tesi al fine di favorire l’adesione della gemma.

 

Innesto Chip Bud

È sicuramente la tecnica che richiede la maggiore esperienza ma al contempo offre i migliori risultati in termine di accrescimento.

Questa tecnica può essere utilizzata a partire da due mesi dal germogliamento e si adatta bene su calibri ridotti come tralci di ritorno.

Questa tecnica è complementare alla tecnica precedente e i bravi innestatori sanno scegliere quale delle due si adatta meglio alle singole piante.

 

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Aspetti Economici e Normative

 

 

Le norme che regolamentano il settore ammettono la pratica in oggetto e abilitano la vigna innestata ad andare in produzione l’anno successivo, consentendo una produzione al 70% di quella prevista dal disciplinare. Naturalmente non ci sono vincoli per i cloni, mentre la varietà utilizzabili sono quelle previste su ambito regionale o dai disciplinari in oggetto.

Gli assessorati all’agricoltura sono titolati a certificare il cambiamento e devono ricevere le domande 30 giorni prima dell’esecuzione del lavoro e la comunicazione di avvenuto innesto a fine lavori.

 

 

Per definire la convenienza economica occorre  paragonare il sovrainnesto con l’estirpo e il reimpianto considerando che per la prima pratica il periodo improduttivo è di un anno e per la seconda è invece di due anni.

 

La rimozione di una vigna esistente e l’impianto di una nuova comportano due o tre anni di mancata produzione, il costo per la rimozione dei pali dei fili e delle vecchie piante e i costi per i materiali e il lavoro per arrivare alla produzione.

Il costo del sovrainnesto comprende un anno di mancata produzione, i lavori di esecuzione dell’innesto e i lavori di conduzione.

Il secondo anno per le piante innestate ed il terzo nel caso dell’impianto sia in termini di produzione che in termini di costo  le due pratiche vanno considerate equivalenti la norma consente il 70% della produzione.

Pertanto, confrontando le due pratiche, il sovrainnesto costa circa 35% rispetto all'espianto e impianto.      

 

I vantaggi

 

Il sovrainnesto consente di:

  • modificare rapidamente la varietà o il clone con la perdita di un solo anno di produzione;

  • ottenere piante immediatamente equilibrate e quindi in grado di fornire  fin da subito vini con elevato potenziale qualitativo;

  • modificare in breve tempo il sistema di potatura e di allevamento;

  • ringiovanire i vecchi ceppi escludendo la parte distale del ceppo non più funzionale per le necrosi conseguenti ai tagli di ritorno;

  • adattare il clone all'ambiente e alle esigenze aziendali;

  • di mantenere in vita la pianta, in caso di non riuscita, con possibilità di ripristinare l'innesto;

  • questa tecnica consente una perfetta continuità tra i vasi della marza e il tronco, non dando mai origine a scollamenti postumi;

  • questa tecnica produce piante meccanicamente stabili e adatte alla vendemmia meccanica.

 

 

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